Maha Shivaratri significa “La Grande Notte di Shiva”. Ogni mese c’è uno Shivaratri (notte di luna nera), ma nel mese di Magha (febbraio-marzo) lo Shivaratri è particolare poiché la luna, che è la divinità che presiede la mente dell’uomo, ha in questo giorno la minima influenza su di essa (trovandosi nel punto della sua orbita più distante dalla terra).
In questo giorno si celebra Shiva che ha assunto la forma di Lingam (Uovo Cosmico che simboleggia l’Assoluto trascendente, senza principio né fine). La tradizione vuole che in questo giorno si osservi il digiuno totale (i più ortodossi non bevono neanche un goccio d’acqua) o parziale, assumendo solo qualche frutto e un po’ di latte. Astenendosi dal cibo, il corpo e la mente saranno più puri e ricettivi, pronti a ricevere l’energia data dalla contemplazione del Divino (Shiva).
La notte viene dedicata al canto del mantra “Om Namah Shivaya” e all’adorazione del Divino nella forma di Shiva. Si dice infatti che colui che ripete incessantemente i nomi di Shiva durante la notte di Shivaratri sia liberato da tutti i peccati. Il cerimoniale hindù prevede che venga fatta l’abluzione del Lingam ogni tre ore con latte, yogurt, burro chiarificato e miele, ritenuti liquidi sacri. Anche l’offerta di foglie di bilva è molto gradita a Shiva.
A questo proposito c’è una storia che il signore Shiva narrò alla consorte Parvati: “Una volta viveva nella città di Varanasi un cacciatore. Un giorno, di ritorno dalla foresta, carico di cacciagione, sentendosi stanco, si sedette sotto un albero per riposare un po’ e fu sopraffatto dal sonno. Quando si svegliò era ormai notte fonda. Era la notte di Shivaratri ma egli non lo sapeva. Salì sull’albero e sistemata la sua sacca piena di animali uccisi durante il giorno, si sedette ad aspettare l’alba, non potendo continuare la sua strada di notte. L’albero in questione era il mio favorito, un bilva, e sotto di esso vi giaceva un Lingam.
Era tormentato dalla fame e dalla sete e dal pensiero dei suoi famigliari affamati che lo aspettavano, così per distrarsi si impegnò a strappare le foglie dall’albero e a farle cadere al suolo. Il giorno albeggiò e il cacciatore fece ritorno a casa.. Nel giorno della sua morte si fecero avanti due messaggeri di Yama (dio della morte) per portarlo al suo cospetto, ma i miei messaggeri reclamarono la sua anima e vi riuscirono, portandolo a me. Il cacciatore aveva ottenuto la grazia di entrare nella mia dimora semplicemente in seguito al suo digiuno e all’offerta di foglie di bilva, per quanto fatti involontariamente, poiché quella era la notte di Shivaratri. Tali sono la solennità e la sacralità associate a questa notte”.
Poiché la nostra mente è sempre distratta dal cammino spirituale e gli attaccamenti mondani inquinano i nostri cuori, è duro eseguire regolarmente pratiche spirituali nella nostra vita quotidiana. Quando utilizziamo al massimo la notte di Shivaratri, ricarichiamo le nostre batterie e possiamo avere la forza e l’energia per riprendere le nostre pratiche, qualunque esse siano. Il nostro cuore è un tempio. Il Divino, Shiva, la Luce della Coscienza vi dimora eternamente. Le pratiche spirituali e i rituali ci servono solo per fare pulizia nel nostro cuore e far risplendere Quello che è sempre presente.